Archivi del mese: luglio 2016

composizione greca antica: utilizzo della diatesi media

Ciao a tutti,

pillola di composizione greca antica: l’utilizzo della diatesi media (in greco antico c’è l’attivo, il passivo… e anche il medio).

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Quale intendo sia il ruolo del soggetto, se utilizzo il medio per il verbo che indica l’azione della frase? Tre casi:

  • il soggetto agisce su se stesso (il riflessivo italiano, insomma): πείθω – io convinco, con il medio πείθομαι voglio dire io mi convinco, io obbedisco
  • il soggetto agisce per se stesso, a proprio vantaggio: ἀγοράζω – io compro (al mercato – ehehehe etimologia, il mio peccato preferito), con il medio ἀγοράζομαι voglio dire io compro per me
  • il soggetto agisce su qualcosa che gli appartenga: λύω – io perdo, con il medio λύομαι voglio dire io perdo (qualcosa) di mio

 

Riferimento bibliografico (il pdf del libro è scaricabile e, a miglior conoscenza fatto salvo il contrario, libero da diritti di copia):

 John Williams White, First Greek Book (1896, Ginn & Company, Boston) (pag. 43)

 

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il primo libro di greco (FGB, JWW): vocabolarietto

 

JWW_First_Greek_BookIl testo, di pubblico dominio ormai, First Greek Book (J.W.White, 1896, Ginn & Company, nel seguito indicato con le sigle FGB o JWW), è un laboratorio introduttivo al greco antico. In quasi ogni lezione presenta un piccolo elenco di parole, che in genere servono per risolvere gli esercizi proposti subito dopo.

 

Nel testo ci sono anche delle liste generali riassuntive dei termini utilizzati ed un piccolo vocabolario di termini frequenti greco antico/inglese e inglese/greco antico – in fondo al libro.

Per agevolare il lettore italiano, almeno nella compilazione degli esercizi, stiamo raccogliendo i termini introdotti, lezione per lezione, in un elenco che ricolleghi le tre lingue greco antico/inglese/italiano: per ora siamo arrivati alla lezione XII, il pdf può essere scaricato da qui.

 

<PUBBLICITA’ PROGRESSO> A disposizione dei volonterosi un corso (poco per volta mandiamo in onda i materiali) sul sito memrise.com – gratis, si accede da questo link (e da quest’altro se volete la versione greco-inglese), che del FGB riprende le unità lessicali e gli esercizi di traduzione (dagli originali greco-inglese e inglese-greco abbiamo ricavato i corrispondenti greco-italiano e italiano-greco). Potete sempre scaricarlo sul vostro smartphone, per darvi un tono. </PUBBLICITA’ PROGRESSO>

 

 


preparazione alla lettura di Cesare: stele di rosetta dei verbi (latino-inglese)

Six Week for Reading Caesar

Il testo di Whiton, James Morris, Six weeks’ preparation for reading Caesar. (Ginn & Company, Boston, 1886) è un laboratorio introduttivo al latino, pensato per mettere rapidamente in grado di leggere il De Bello Gallico di Cesare).

Di questo libro sono scaduti – a nostra miglior conoscenza e salvo il contrario – i diritti di copia; è stato digitalizzato è può essere scaricato gratuitamente da archive.org.

Per il lettore italiano, un punto di potenziale difficoltà è costituito dalla corrispondenza dei tempi verbali tra l’inglese e il latino (il testo è in inglese, come il titolo lasciava presagire): serve una qualche sorta di stele di rosetta , almeno parziale – tra coniugazione del verbo latina e tempi verbali inglesi corrispondenti, per poter affrontare gli esercizi proposti.

Nel testo stesso ci sono degli schemi riassuntivi, ma un lavoro meglio organizzato (e sistematico) si può trovare nella grammatica dell’Harkness (A.Harkness, A Complete Latin Grammar) – anche quella disponibile su archive.org: ne abbiamo tratto un piccolo stralcio per quello che ci interessa a questo fine, si può ottenerlo scaricandolo da qui.

 

<PUBBLICITA’ PROGRESSO>Appena all’inizio, ma già disponibile, un corso strutturato secondo le logiche di memrise (e liberamente usufruibile proprio dal sito memrise.com) che segue gli esercizi contenuti nel Six Weeks’ Preparation. Ci si arriva cliccando qui. </PUBBLICITA’ PROGRESSO>

 

 

Buon fine settimana.


OS X e tastiera greco politonico, istruzioni per l’uso

IMG_20160616_123116-01Sul Mac (OS X 10.11.5 nel mio caso) per scrivere i caratteri con i diacritici del greco antico si usa la tastiera greco politonico (tastiera che si installa a partire dalle preferenze di sistema, è un’opzione del supporto alla lingua greca). A questo punto i tasti della tastiera italiana servono solo a selezionare caratteri greci: bisogna capire a quale tasto (o combinazione di tasti) corrisponda il carattere greco che ci serve scrivere nel testo.

 

Per capirci qualcosa in concreto abbiamo messo giù una guida essenziale – potete scaricarla da questo link tastiera Greco Politonico (istruzioni, agg. 2016.07.17).

Ogni osservazione o commento è benvenuta, come al solito: potete scrivere a questo indirizzo gp . ciceri AT gmail . com (solo sostituite “AT” con “@” ed eliminate gli spazi in eccesso).

 


Composizione latina e greca, esempi ed esercizi

Ginnasio? Terminato, siamo salvi (si fa per dire). Cosa ci rimane in eredità? Tanti, ma tanti elementi e costrutti di morfosintassi latina e greca: li abbiamo studiati talmente tanto che non ne possiamo proprio più.

Peccato servano ancora; poi, alla fin fine, erano anche diventati sopportabili. Come facciamo a non perderli di vista? Ideona, li ripassiamo mettendoli in pratica col vecchio sistema dell’esercizio di composizione nella lingua classica (una volta questo sistema si usava di più, mi dicono).

Quindi, frasette e piccoli periodi da tradurre vuoi in latino, vuoi in greco antico: that’s simple.

Fonti, testi guida? Riprendiamo qualche antico manuale di fine ottocento, ormai di pubblico dominio (i pdf dei libri si trovano sul sito archive.org, liberamente e gratuitamente scaricabili e stampabili).

Henry Carr Pearson, Latin and Greek Prose Composition

H.C.Pearson, Latin and Greek Prose Composition (American Book Company)

 

Del professor Henry Carr Pearson prendiamo ad esempio i testi Greek Prose Composition (1897) e Latin Prose Composition (1903); in particolare (dalla prefazione del Greek Prose Composition, ma riportato anche nell’omologo testo di composizione in latino), evidenziamo l’uso della Review and Sight Practice (R&SP, nel seguito): attività che l’autore consiglia come esercitazione sistematica in aggiunta alle traduzioni consuete. La R&SP prevede che l’insegnante, dato un insieme di vocaboli da lessico di base e una lista di costrutti già visti in esempi precedenti, prepari delle frasi (originali) da proporre alla classe come esercizi di composizione originali.

Quindi il piano consiste nel seguire i due testi passo passo e senza fretta, estraendone via via qualche nota grammaticale con il relativo esempio e svolgendo gli esercizi proposti – R&SP compresa. Piccola complicazione, l’avrete supposto, i testi originali sono in inglese, #sapevatelo.

Qualche materiale – gli esercizi risolti e la R&SP – verrà caricato man mano sul sito memrise.com, per poterlo rivedere anche dallo smartphone. Per ogni composizione avremo le due varianti inglese -> latino|greco e italiano -> latino|greco (un lavoraccio, diciamolo pure).

I corsi memrise sono gratis, e si raggiungono da questi link

Ecco infine dove trovare i testi del Pearson (i pdf sono, a miglior conoscenza e salvo il contrario, liberi da diritti di copia):

Per ogni osservazione, correzione e commento scrivete a questo indirizzo:

a2k . ciceri AT gmail . com (togliete gli spazi in eccesso e sostituite AT con “@”)


FGB: commento alla lezione III – introduzione alla sintassi del nome e alla prima declinazione

Statua di Asclepio, museo del teatro di Epidauro - Argolide

Statua di Asclepio, museo del teatro di Epidauro – Argolide

FGB è l’acronimo di First Greek Book (J.W.White, 1896, Ginn & Company), un laboratorio introduttivo al greco antico tale che, anche se non diverrete filologi classici, almeno sarete in grado – sbagliando pronuncia – di leggere i cartelli stradali greci, e quindi potrete fare discreta figura con la fidanzatina o il fidanzatino di turno.

 

 

 

Nelle lezioni iniziali l’autore segue regolarmente uno schema: prima introduce elementi di grammatica con esempi, poi propone un vocabolario essenziale e delle frasi da tradurre – dal greco e in greco (dall’inglese).

 

La lezione III introduce la morfologia del nome e la prima declinazione (che i grammatici anglosassoni di due secoli fa chiamavano A-declension, declinazione in alfa).

Lezione III: Il nome, introduzione. La prima declinazione, nomi femminili in alfa lunga e pura.

Il greco antico è una lingua flessiva: per il nome, il finale della parola ne indica la funzione logica all’interno della frase (e le parole potranno essere scritte nell’ordine che più ci piace, nessuno confonderà “il cane morde giovanni” con “giovanni morde il cane”).

Ci sono cinque casi: nominativo (per indicare il soggetto della frase), genitivo (per il complemento di specificazione), dativo (per il complemento di termine, detto anche complemento oggetto indiretto, sempre dai grammatici anglosassoni), accusativo (per il complemento oggetto, ovvero complemento oggetto diretto) e vocativo (per il complemento di vocazione – per rivolgersi a qualcuno, insomma). Rispetto al latino non c’è l’ablativo, nel greco moderno si farà a meno anche del dativo – ma queste sono altre storie.

Ci sono tre numeri: singolare, plurale e duale (usato per riferirsi a due oggetti). Strano? Forse, ma allora cosa dovrebbe dire il sanscritto che oltre al duale presenta anche il triale?

Ci sono tre generi: maschile, femminile e neutro – per cortesia non diamo per scontato che il genere di un nome sia lo stesso tra una lingua e l’altra, ma controlliamolo sul vocabolario. Ah si, c’è qualche regola (sempre prona ad eccezioni, ma meglio di nulla) generale: i nomi di uomini, di fiumi, venti e mesi sono maschili, i nomi di donne, paesi, città, alberi, isole e la maggior parte di nomi che indichino qualità o condizioni sono femminili.

La classificazione delle declinazioni. Ci sono tre declinazioni: la Prima (detta Α-declension), la Seconda (detta O-declension) e la Terza (detta Consonant Declension). Le prime due, se si ricorda la declinazione dell’aggettivo latino della prima classe bonus, -a, um, possono anche essere considerate assieme, e l’attento grammatico anglosassone potrà serenamente indicarle come Vowel Declension (declinazione a vocale).

<FONETICA> Su quasi ogni parola greca va indicato l’accento, ahimé, ci tocca fare pausa e spiegare qualcosa di come funziona.

In greco antico ci sono tre accenti:

  • acuto (che sale da sx a dx), come in ἀγαθός (il buono, notare già che ci siamo lo spirito dolce ἀ e la sigma ς di fine parola);
  • grave (che scende da sx a dx): per esemplificarlo servono due parole, tipo σκηναὶ ἀγαθαί – le buone tende. Questo perché l’accento grave si usa solo al posto di un accento acuto in una parola ossìtona (in italiano diremmo tronca, cioè accentata sull’ultima sillaba) e solo se questa parola è seguita da un’altra nella stessa frase, senza segni di punteggiatura. Per tornare all’esempio, σκηναὶ sarebbe da scrivere come σκηναί, ma essendo seguito da altra parola senza punteggiatura in mezzo… ecco ci siamo capiti.
  • circonflesso (un’ondina), come in σκηνῆς (genitivo di σκηνή, significa della tenda). Le parole con accento circonflesso sull’ultima sillaba si dicono invece perispomene.

Per il momento, basta così: l’accento di un nome si impara leggendolo dal vocabolario, almeno per il nominativo. Poi poco per volta servirà arricchire il discorso. </FONETICA>

Quindi, visto che l’accento di un nome si impara per esperienza diretta, per il nominativo siamo a posto: per gli altri casi l’accento rimarrà sulla stessa sillaba del nominativo, se l’ultima sillaba lo consente – altrimenti “scala” sulla sillaba seguente.

Cosa vuol dire “lo consente”? Mah, c’è una regola di fonetica (e te dai, direbbe Guccini) che recita: <FONETICA>se la terz’ultima sillaba di una parola è accentata, l’accento è acuto (la parola si dice proparossìtona – in italiano sarebbe sdrucciola); ma la parola può “perdere” l’accento che scala sulla sillaba seguente (cioè comportarsi da parossìtona, da parola piana in italiano) se la sillaba finale (che cambia per la flessione del caso) è lunga o finisce per ξ o ψ. Ad esempio: ἄν-θρω-πος, l’uomo, al nominativo è proparossitona, ma al genitivo la terminazione in -ου (dittongo, quindi lungo) fa sì che “dell’uomo” sia piana, ἀν-θρώ-που. Lo stesso ragionamento vale per θάλαττα, il mare, che al genitivo fa θαλάττης. </FONETICA>

Genitivo e dativo circonflessi: questa capita spesso – se il nome al genitivo e al dativo (singolare, duale o plurale), ha l’ultima sillaba lunga e accentata allora l’accento è circonflesso.

La prima declinazione si suddivide a sua volta in cinque varianti, tre femminili (nomi in alfa lunga, in eta e in alfa breve) e due maschili (nomi in ας (alfa lunga) e ης). Per fortuna la declinazione è diversa solo al singolare.

La prima variante comprende i nomi femminili che “escono” in alfa lunga e pura – la alfa è preceduta da ε, ι, ρ (esempi χώρα – la regione, στρατιά -l’esercito, θύρα – la porta); le terminazioni, a meno di accenti, sono: -α, -ας, -ᾳ, -αν, -α / -αι, -ῶν, -αις, -ας, -αι / α, αιν (sono scritte nell’ordine: nom, gen, dat, acc, voc [sing./plur./duale (diretto, indiretto)])

Il genitivo plurale esce sempre in -ῶν (con l’accento sulla omega della terminazione, quindi è sempre perispomeno), nominativo e vocativo – tutti i numeri – sono sempre uguali.

Come al solito, lessico di base ed esercizietti di traduzione sono disponibili nel corso pubblicato su memrise (ogni esercizio è un livello a parte). In teoria l’avvenuta comprensione delle regole grammaticali viene verificata attraverso l’esatta risoluzione degli esercizi proposti… in teoria, appunto. Nella pratica serve fare molto più esercizio di quanto proposto dall’autore, e sopratutto serve trascrivere a mano su di un quaderno esempi di regole, lessici vari e tracce di esercizi proposti (dal greco): verrebbe quasi da teorizzare la necessità di una ortopostura – di una corretta posizione del corpo (della mano scrivente nel caso) nell’apprendere il greco antico – che agevoli il raggiungimento di un’ortografia di per sé di gran lunga più complessa di quella italiana. Altrimenti provate a scrivere greco antico sul computer (tastiera greco politonico, font gentium o altro font unicode completo) e poi ve ne accorgerete.

 

Per ogni osservazione, correzione e commento scrivete a questo indirizzo: gp . ciceri AT gmail . com (togliete gli spazi in eccesso e sostituite AT con “@”).

 

<PUBBLICITA’ PROGRESSO>Sempre a disposizione dei volonterosi un corso (poco per volta mandiamo in onda i materiali) sul sito memrise.com – gratis, si accede da questo link (e da quest’altro se volete la versione greco-inglese), che del FGB riprende le unità lessicali e gli esercizi di traduzione (dagli originali greco-inglese e inglese-greco abbiamo ricavato i corrispondenti greco-italiano e italiano-greco). Potete sempre scaricarlo sul vostro smartphone, per darvi un tono con gli anziani e allo stesso tempo continuare sottobanco a leggere bimbominkiate, magari su wattpad.</PUBBLICITA’ PROGRESSO>

 

 


il primo libro di greco (FGB, JWW): commento alle lezioni I e II

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Il testo, di pubblico dominio ormai, First Greek Book (J.W.White, 1896, Ginn & Company, nel seguito lo indicheremo con le sigle FGB o JWW), è un laboratorio introduttivo al greco antico. Diviso in 80 lezioni, per ogni lezione (dopo le prime due, necessariamente generali) segue costantemente lo schema: elementi di grammatica, vocabolario, frasi da tradurre dal greco, frasi da tradurre in greco (dall’inglese).

 

Iniziamo questa rubrica – il primo libro di greco – con qualche commento alle lezioni I e II, quelle che spiegano gli elementi di base del gioco.

 

Lezione I: L’alfabeto. Vocali, consonanti e dittonghi.

L’alfabeto, ovviamente, va saputo a memoria. Dalla prima all’ultima lettera, tutto d’un fiato in avanti e all’indietro. Vocali e consonanti – in prima battuta – sono quasi come ce li aspettiamo, ma la festa finisce qui: vengono infatti introdotti i concetti di vocale corta o lunga (ε (epsilon) e ο (o-micròn) sono corte,  η (eta, ma non ditelo ad un Greco contemporaneo, la chiamerebbe ita) e ω (o-mèga) sono lunghe, α,ι e υ… dipende – solo il vocabolario potrà rispondere) e le consonanti vengono raggruppate in semivocali, consonanti mute e consonanti doppie.

La sigma – la esse – si scrive σ, ma in fondo alla parola si scrive ς.

Per le consonanti poi si classifica ulteriormente: le semiconsonanti possono essere liquide, sibilanti e poi c’è la gamma nasale, le mute hanno addirittura due classificazioni indipendenti – possono essere labiali, palatali e linguali da un lato, dolci, medie e ruvide dall’altro, le consonanti doppie sono solo tre (ξ – csi, ψ – psi, ζ – zeta (pronunziata classicamente come sd)).

La gamma nasale: è la gamma prima di κ, γ, χ, ξ , che si pronuncia “n”.

I dittonghi, quelli propri: αι, αυ, ει, ευ, οι, ου, ηυ, υι e quelli impropri: ᾳ, ῃ, ῳ (questi ultimi hanno lo ι scritto sotto la vocale – con buona fantasia, si dice iota sottoscritto – che non si pronuncia).

Il dittongo ου si pronuncia “u”.

Ci sarebbe a questo punto da fare un esercizio di lettura e di spelling (pagina 3, numero 13): l’abbiamo riportato su memrise qui (così si memorizzano anche i vocaboli).

 

Lezione II: spiriti, sillabazione, elisione, accenti e punteggiatura.

Se questa lezione – la terribile lezione introduttiva di fonetica – non ammazza ogni flebile desiderio di apprendere il greco antico, io proprio non riesco a pensare cos’altro possa riuscirvi (aspetta, forse si, ci potrebbe essere sempre l’intervento dell’inquisizione spagnola, come talvolta temono i Monty Python): a questo punto del proprio percorso verso il greco antico, la fonetica rischia di rassomigliare – detta all’inglese – to a real pain in the ass. Sia chiaro, la fonetica è davvero interessante, ma quanto sia divertente giocare a farne gli azzeccagarbugli lo si scopre mooolto tempo dopo (tempo misurato vuoi in giorni-studio, vuoi in quantità di vocaboli mandati a memoria) e a costi che nemmeno Mastercard potrà mai farci qualcosa.

Quindi, ad patriam tuendam, facciamo come raccomandava padre Rocci nella sua grammatica: prendiamo la fonetica un poco alla volta, cercando di spiegarne le leggi attraverso gli esempi che via via si incontrano e non facendone un’assiomatica da sorbirsi così presto e in quanto tale.

 

Ciò premesso, e chiedendo venia per il volgarismo di cui sopra, almeno gli spiriti bisogna iniziare a raccontarli.

Cosa succede se una parola inizia per vocale (e ce ne sono sette, non è un caso così remoto, poi occhio ai dittonghi, il discorso vale anche per loro)? Possono esserci due casi: nel primo il suono della vocale è da pronunciare normalmente – come in italiano – questo fatto si indica mettendo sulla vocale uno spirito dolce (un segno uguale a una virgola posto sopra la vocale, occhio solo che sui dittonghi il segno va sulla seconda vocale, anche se ad esserne influenzata è la prima). Un esempio? ἀγορά – agorà, la piazza (del mercato). Se invece, secondo caso, la vocale iniziale va pronunciata aspirata (“hello” ancient Greek world!), si mette uno spirito aspro (una virgola girata all’indietro posta sopra la vocale) come in ἡμέρα – hemèra, il giorno (in translitterazione si può evidenziare questa pronuncia aggiungendo una “h”).

Poco per volta si capirà tutto, promesso. Ma per oggi basta con la fonetica.

 

Per ogni osservazione, correzione e commento scrivete a questo indirizzo: gp . ciceri AT gmail . com (togliete gli spazi in eccesso e sostituite AT con “@”).

 

<PUBBLICITA’ PROGRESSO> A disposizione dei volonterosi un corso (poco per volta mandiamo in onda i materiali) sul sito memrise.com – gratis, si accede da questo link (e da quest’altro se volete la versione greco-inglese), che del FGB riprende le unità lessicali e gli esercizi di traduzione (dagli originali greco-inglese e inglese-greco abbiamo ricavato i corrispondenti greco-italiano e italiano-greco). Potete sempre scaricarlo sul vostro smartphone, per darvi un tono. </PUBBLICITA’ PROGRESSO>

 

 


il primo libro di greco (antico): corso memrise per lessico ed esercizi

(questo post è dedicato a tutti quelli che avrebbero tanto desiderato conoscere qualcosa di greco antico, ma per un motivo o per l’altro sono rimasti fuori dal giro. Rimasti fuori fino ad oggi, almeno: si spera con questo qualcosa possa cambiare)

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Dal saccheggio alle librerie di pubblico dominio su internet, archive.org e textkit.com, quest’ultima specializzata in testi di greco antico e di latino, era saltata fuori qualche mese fa una perla vera e propria: il testo First Greek Book (J.W.White, 1896, Ginn & Company). Nel seguito lo indicheremo preferenzialmente con l’acronimo FGB, o anche con le iniziali dell’autore: JWW.

Cosa c’è nel FGB? Un laboratorio introduttivo di greco antico, con richiami grammaticali ed esercizi: convenzionale nell’ispirazione, progressivo nei contenuti e senza pretese di farci diventare aspiranti filologi greci dopo soli sei mesi. Ai tempi osservammo come, nell’appendice ci fossero, raggruppati per comodità di consultazione, tutti (o quasi, da quel poco che ci capisco) gli schemi delle declinazioni e delle coniugazioni dei verbi. Ottimi riassunti per verificare preventivamente la preparazione dello sventurato (o della sventurata) che si sia azzardato ad occuparsi della materia seriamente, al ginnasio (e dove altro, in Italia almeno, sennò?).

Non si dica però che non siamo disposti a sperimentare su noi stessi quanto ardentemente confidiamo si facciano carico altri: è estate, it’s otium time direbbero con un po’ di fantasia gli antichi all’ombra del muro di Adriano, prendiamoci qualche tempo per apprendere i rudimenti di questo linguaggio morto fin che vuoi, ma solo perché l’abbiamo ucciso ignorandolo (certo, ci sarebbe quella storiaccia dei cartelli stradali Greci, con tutte quelle eta che alla erasmiana si pronuncerebbero “e” ma che modernamente si leggono “i”: uffi, codesta rivincita postuma degli itacisti… non si riesce proprio a digerirla).

Insomma, se proprio pensiamo (errare è comunque umano) che il greco antico non basti a se stesso facciamo un po’ come l’abate Faria: attraverso il greco antico comprenderemo anche qualcosa di quello moderno).

His fretus, a disposizione dei volonterosi un nuovo corso (in fieri e appena iniziato, mi raccomando abbiate pazienza, poco per volta manderemo in onda i materiali) su memrise.com – gratis, si accede da questo link (e da quest’altro se volete la versione greco-inglese), che dell’apprezzato FGB riprende le unità lessicali e gli esercizi di traduzione (dagli originali greco-inglese e inglese-greco abbiamo ricavato i corrispondenti greco-italiano e italiano-greco).

Se con questo lavoro avremo acquisito più di venticinque nuovi grecisti, sarà stato un successo; altrimenti sarà stato bello lo stesso.