
Museo di Epidauro, Argolide.
Ciao a tutti,
come promesso, ecco le restanti otto regole essenziali cui si pretende ridurre la sintassi latina e, ciò nonostante, aver qualche speranza di leggere un classico latino a caso (facciamo di Giulio Cesare, per semplificare) comunque con qualche successo, come ipotizza sia possibile il professor Post, nell’introduzione al suo libro Latin at sight: with an introduction, suggestions for sight-reading, and selections for practice (E.Post, Ginn & Company, Boston, 1894):
”’… How much grammar will suffice?…:
” We find that all that requires unreasoning memory may be reduced to the following heads :
- (le cinque declinazione, aggettivi e participi) The five declensions, which include all adjectives and participles;
- (il genere dei nomi) the rules for gender, and exceptions;
- (le quattro coniugazioni dei verbi, attivo e passivo, e il verbo essere) the four conjugations, active and passive, which latter voice includes sum;
- (le coniugazioni dei verbi irregolari eo, volo/nolo/malo, possum) the irregular verbs eo, volo, nolo, malo, possum;
- (due pagine di sintassi) syntax: two pages.
All this might easily be comprehended within twenty-four octavo pages.”
Per la sintassi abbiamo preso, come prima approssimazione, le 16 REGOLE DI SINTASSI indicate da James Morris Whiton nel suo Six weeks’ preparation for reading Caesar. (Ginn & Company, Boston, 1886): a scriverle otto per pagina, fanno infatti due paginette giuste giuste.
Nota bene: i due libri indicati sono di pubblico dominio, potete seguire i link e scaricare il pdf dal sito archive.org.
Per i diversamente volonterosi ecco le ultime otto. Le prime sono già state trascritte.
- La concordanza. Un aggettivo viene espresso nello stesso Genere, Numero e Caso del nome cui si riferisce. es: servus bonus, puella bona, initium bonum.
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Il dativo di possesso. Quando il verbo essere indica possesso allora vuole che il possessore vada in dativo, e la cosa posseduta vada in nominativo. es: mihi est canis, io ho un cane.
-
Frasi passive e complemento d’agente. Con un verbo al passivo, chi compie l’azione va in ablativo, preceduto da a o ab. es: murus a romanis deletus est, il muro fu distrutto dai romani.
-
Il secondo termine di paragone. Il comparativo può essere seguito da un ablativo che indichi il secondo termine di paragone. es: gladius pilo brevior est, la spada è più corta del giavellotto.
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Il complemento di tempo continuato. Un intervallo di tempo è espresso in accusativo. es: multos annos rexit, (egli) regnò (per) molti anni.
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Il genitivo partitivo. Una parola che denoti una parte è limitata da un genitivo che denoti il tutto. es: partem copiarum poposcit, (egli) richiese una parte dell’esercito.
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Il doppio dativo. Spesso vengono usati due dativi assieme, uno per indicare la persona o cosa verso cui l’altro indica scopo o risultato (vantaggio o svantaggio). es: murus nobis est presidio, il muro è a nostra difesa (letteralmente, il muro è a noi per fine di difesa; ma potremmo anche dire abbiamo un muro per difesa).
-
La perifrastica passiva. Con il gerundivo (participio in -dus usato in funzione attributiva) colui che deve compiere l’azione va espresso in dativo. es: mihi pugnandum est, io devo combattere (letteralmente, a me è il combattere).
Tutto qui? Troppo facile, in effetti. Ci sono almeno due situazioni al limite della frode intellettuale – a metterla giù dura.
La prima, quello evidente, è alla regola numero 16: ci sono troppi prerequisiti per capire cosa voglia dire – al confronto le altre 15 sono di lettura superimmediata. Serve una spiegazione di tutto quanto vi è stato dato per scontato.
La seconda situazione subdola lo è però assai di più: nel libro le regole base sono solo queste sedici, ma ci sono parecchie osservazioni (remarks) dove si nascondono dei dettagli non trascurabili – il diavolo, si dice, stia nei dettagli.
A questo punto, per non omettere di fare quanto in nostro potere, continueremo in un prossimo articolo a vedere cosa ci sia in tutte queste osservazioni.
Buon ferragosto, saluti.
(p.s.: anche questo post è in ricordo del mio primo insegnante di latino: il compianto Padre Vincenzo Silvestri, dell’Ordine Regolare dei Padri Somaschi al Collegio Gallio di Como. “Latinuccio, du’robbette”, ci diceva all’inizio della lezione di Latino delle medie.)